Avete mai visto il frutto della foto in copertina?
A prima vista sembra uno scherzo, o un limone malformato, ma esiste realmente, ed è usato in cucina in molte ricette.
Si chiama comunemente “Mano di Buddha” e appartiene alla famiglia degli agrumi, precisamente è un tipo di cedro, il Citrus medica varietà sarcodactylus.
La particolarità della forma gli viene conferita dal fatto che gli spicchi si formano e crescono all’interno del frutto come delle dita, motivo per cui l’agrume prende poi questa foggia tentacolare.
E’ un frutto tipico dell’estremo oriente, Cina, Giappone e India del Nord.
L’albero cresce in climi temperati, nelle valli dell’Asia Orientale e in alcune zone degli Stati Uniti.
Vista la forma, è facilmente comprensibile che al suo interno ci sia poca polpa, quasi assenza di succo e anche di semi.
Il frutto però sprigiona un profumo intenso e delizioso, così da essere spesso utilizzato in casa per profumare cassetti e biancheria.
In cucina può essere utilizzato in molti modi.
Può essere mangiato così com’è, crudo, incluso nelle diete, visto che è un frutto povero di calorie e di grassi.
La sua scorza serve per insaporire preparazioni dolci o salate.
Le “dita” tagliate longitudinalmente possono essere candite, previa bollitura per ammorbidirne la buccia, e poi caramellate.
Si possono preparare ottime marmellate, o lo si può tagliare per intero (scorza e polpa) e aggiungerlo per la realizzazione di torte, visto che, oltre a non avere semi, la parte bianca, generalmente amara negli agrumi, è invece abbastanza dolce, e conferisce un gusto gradevole alle preparazioni.
Nella medicina cinese la mano di Buddha viene prescritta come tonico e stimolante.
In Asia il frutto viene dato come dono da offrire a Buddha, in genere in coppia, a voler formare due mani giunte in preghiera
In Cina (dove viene chiamato”fo-shou”) e in Giappone (“bushukan”) questo frutto è considerato un portafortuna. Viene lasciato in casa o regalato agli ospiti per augurare buona sorte.
In Giappone viene scambiato come dono il giorno di Capodanno, e la sua pianta viene coltivata come bonsai.
Articolo scritto da Alessandra Albanese in collaborazione con www.Vitadadonna.com