Sicuramente molti di voi avranno sentito nominare almeno una volta la Dieta a Zona e vi sarete anche chiesti: ma come funziona? Perché si chiama dieta a zona?
Il regime alimentare a zona è una dieta creata all’inizio degli anni ’90, dal ricercatore americano Barry Sears, e basa il suo principio sul raggiungimento di una “zona di benessere”.
Il suo metodo infatti, consiste nel mantenere il giusto equilibrio e moderazione degli alimenti assunti, basati sulla formula:
L’obiettivo principale della dieta a Zona è la salute psico-fisica, il controllo degli ormoni e dei valori di colesterolo e glicemia.
Non prevede l’assunzione di integratori o farmaci, ma utilizza solamente il cibo per combattere malattie come: l’ipertensione, il diabete di tipo 2 , cardiopatie, artrosi, dermatiti, affaticamento cronico e forte stress.
Per beneficiare di tutti in vantaggi di questa dieta, è necessario seguire queste semplici regole:
- Bilanciare carboidrati, proteine e grassi. Ogni pasto o spuntino deve essere costituito da una sufficiente quantità di alimenti contenenti queste sostanze.
- Preferire cibi ricchi di vitamine, minerali e fibre, definititi favorevoli ed eliminando alimenti contenenti grassi saturi, acidi arachidonici ecc., definiti sfavorevoli. I grassi favorevoli sono i monoinsaturi come l’olio di oliva, o l’avocado e gli omega- 6 e gli omega -3. Per quanto riguarda le proteine, invece, preferire le carni bianche e il pesce, eliminando carni rosse e i latticini interi. Inoltre bisogna consumare molta frutta e verdura e ridurre il consumo di dolci, pasta, riso e cereali.
- Bere almeno 2,5 – 3 litri di acqua al giorno.
- Non lasciare mai passare più di 5 ore senza mangiare o fare uno spuntino, tranne quando si dorme.
La dieta a zona è definita un vero e proprio stile di vita e ha riscosso un buon successo anche in Italia, tanto che ne è stata creata una versione italiana.
Una dieta elastica che prevede anche alimenti che sono alla base della piramide della dieta mediterranea, come pasta e pomodoro, anche se in quantità molto piccole.
Un regime pensato insomma, per chi non riesce a rinunciare al classico piatto di pasta che è alla base della nostra cucina, amata e apprezzata in tutto il mondo.
Come tutte le diete però, presenta alcuni svantaggi, tra cui il rischio di insorgenza di chetosi, per il forte apporto di proteine .
Per questo motivo è stata paragonata più volte a una dieta iperproteica, che prevede una quantità di carboidrati troppo bassa a vantaggio di una dose di proteine e grassi maggiore.
Quindi non può essere seguita per lunghi periodi di tempo e deve essere adottata solo sotto stretto controllo medico.
Purtroppo parlare di chetosi in abbinamento alla Dieta Zona equivale a dichiarare la propria ignoranza relativa al metodo.
I quantitativi di carboidrati e proteine previste dalla Zona in una giornata tipo sono pari rispettivamente a 99 e 77 grammi: mi sto riferendo ad una giornata standard, composta da 11 blocchi, quella più diffusa, ma anche con altri quantitativi il rapporto non cambia. Bene, sfido chiunque ad entrare in chetosi con un’alimentazione che rispetti queste proporzioni.
In compenso, affermare che la pasta faccia parte della Dieta Zona è un altro errore macroscopico. Essendo costituita da carboidrati ad altissimo IG (indice glicemico) e densità di zuccheri contenuti, è esattamente il tipo di alimento dal quale, abbracciando la Zona, è necessario prendere le distanze. Salvo il consumo di quantità talmente ridicole da renderle inutili ai fini non solo di un sano e completo apporto nutritivo, ma anche con riferimento al senso di sazietà.